Reduce da un estate di follie, a Pescara, mi fermai per qualche mese a Roma, ospite di mio padre.
Era il 1971. Avevo appena compiuto 21 anni.
Fu proprio a casa sua che conobbi Piero. Sebbene avessi una ventina d’anni meno, diventammo subito amici. Forse io per lui ero solo il figlio di un amico di sempre.
Quest’uomo mi affascinava per la sua grandissima sensibilità – per questa ragione viveva ininterrottamente con l’anima in sofferenza – ma, nello stesso tempo, egocentrico, prepotente e collerico. Freni inibitori inesistenti, anche a causa della sua condizione d’ubriaco cronico. Era il campionario vivente di pregi e difetti della natura umana, che metteva tutti in bella mostra.
A quei tempi condividevo con lui la delusione d’amore, la musica e…il vino.
Grazie a Piero feci un provino, come cantautore, in RCA con il suo grande amico e produttore Gianni Marchetti. Probabilmente nessuno pensò che potessi essere accettabile per diventare una star del vinile. Oggi, riascoltando quel provino ne sono s’accordo anch’io….e tu cosa ne dici?.....Ascolta l’MP3 che segue e dammi il tuo giudizio ma. Bada, non andare giù troppo pesante che ci resto male.
Incontrai Ciampi diverse volte in quei mesi, poi con meno frequenza anche negli anni seguenti.
Nella memoria porto il ricordo di una serata speciale, a casa di una sua amica, nota pittrice. Abitava dalle parte di via Frattina. Eravamo in quattro, con il figlio dell’artista, nonché cuoca di ottimo livello.
Dopo un’abbondante cena, sommersa da vino rosso, Piero prese la chitarra per iniziare un piccolo show, tutto dedicato al ragazzo, che era gravemente handicappato. Voce roca e calante, accordi sporchi, con delle alterazioni in nona appena accennate e decisamente grattugiate ma….di grandissimo effetto e pathos. Davano la giusta cornice armonica alle sue “Tu no”, “L’amore è tutto qui”, “Figli”, “Barbara”, etc….
Appena terminava una canzone mi passava la chitarra, incitandomi: “Adesso batti tu!.....”. A quei tempi, oltre alle mie canzoni, avevo in repertorio diversi brani di cantautori francesi. Questa musica apparteneva ad una fase della sua vita da lui già ampiamente superata e gli dava quasi fastidio. Così, regolarmente, a metà di ogni brano mi strappava letteralmente la chitarra dalle mani per iprendere la sua performance. Facemmo così le ore piccole. Poi, ubriachi come due tordi, iniziamma una lunghissima passeggiata notturna per il centro della Capitale, sotto una leggera pioggia che rinfrescava senza dare il minimo aiuto alla nostra perduta lucidità. Passi e tante parole perse nel tempo. A distanza di quasi 40 anni ho voluto trasformare quella serata in una canzone. La dedico a tutti quelli che amano Piero e la sua Musica.